giovedì 14 settembre 2017

risi e bisi



E' una delle ricette tipiche della tavole veneziane, ogni famiglia la fa a modo suo e spesso è a occhio.
Questa famosissima ricetta è facilissima da fare ma la cosa più importante è che ci siano i piselli freschi e dolci e per niente farinosi.



E' la ricetta che per antonomasia il 25 aprile è sulle tavole veneziane: è il piatto che noi tutti mangiamo per San Marco, che mentre per il resto d'Italia rappresenta la festa della liberazione, per noi è la festa del nsotro patrono nonchè del boccolo, in pratica un secondo san Valentino.

Durante la Serenissima eniva organizzata una processione in piazza san Marco, al giorno d'oggi ci limitiamo all'alza bandiera davanti alla basilica.

Tradizione centenaria vuole che il 25 aprile a Venezia, festa di san Marco (che dal dopoguerra casualmente coincide con la festa della Liberazione dell'Italia dal nazifascismo), a fidanzate e mogli venga offerto un bocciolo (in veneto bòcolo) di rosa rossa, in segno d'amore.
L'usanza nasce dalla leggenda di Maria, figlia del Doge, che si innamorò ricambiata del giovane Tancredi. Il sentimento dei due giovani era osteggiato dal padre di Maria, che non avrebbe permesso un tale matrimonio.
Maria chiese a Tancredi di andare a combattere contro gli arabi in Spagna con l'esercito di Carlo Magno, per guadagnare fama: il padre così non avrebbe più potuto opporsi al loro amore. Tancredi partì e si coprì di gloria in guerra.
Un triste giorno arrivarono a Venezia cavalieri francesi guidati dal famoso Orlando, eroe della battaglia del 778 a Roncisvalle. Cercarono di Maria e le annunziarono la morte di Tancredi. Colpito dal nemico, era caduto sanguinante sopra un rosaio. Prima di spirare, aveva colto un fiore e pregato l'amico Orlando di portarlo a Venezia alla sua amata Maria.
Maria prese la rosa tinta ancora del sangue del suo Tancredi e restò muta nel suo dolore. Il giorno dopo, festa di san Marco, fu trovata morta con l'insanguinato fiore sul cuore.

Da quella volta il bocciolo di rosa viene offerto alle donne nel giorno di san Marco quale simbolo d'amore vero, imperituro

Per 4 persone mediamente

500 gr di piselli freschi
350 gr di riso Carnaroli
(eventuali modifiche dell'entroterra 200 gr di salsiccia o di prosciutto cotto)
cipolla bianca
olio evo
brodo di verdure 
formaggio grattuggiato

La preparazione è quella di un normale risotto.
Si parte soffriggendo la cipolla in poco olio di oliva fino a farla imbiondire, e se si ha la fortuna di trovare la salsiccia grassa trevisana che praticamente era un battuto di lardo tanto di guadagnato per il soffritto di cipolla)

per capirci ho cercato una foto da internet e la ho trovata.
La differenza è data dalla diversa composizione rispetto alle altre salsiccie che si trovano in commercio, infatti contiene una maggiore componente grassa derivante dalle carni del collo e del guanciale

Si devono pulire i piselli senza avere la tentazione di mangiarli durante la sgranatura, se sono buoni è ben difficile trattenersi.

Mia nonna che aveva vissuto due guerre non buttava via nulla e i bacelli dei piselli li bolliva facendone un brodo vegetale che utilizzava durante la cottura del riso.
I bacelli poi li aggiungeva al minestrone, ma questa è un'altra storia.
Tornando alla nostra ricetta, dopo aver soffritto la cipolla si aggiunge il riso e si fa tostare, poi si aggiungono i piselli con un po' di acqua di cottura e ogni volta che l'acqua precedente è incorporata se ne aggiunge di nuova fino alla cottura del riso che va ALL'ONDA non fisso, in pratica è poco più fisso di una minestra.


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