giovedì 29 maggio 2008

Ricordi di Roma - 2

Accade poi che a Roma ci andai a vivere per un po di tempo (di preciso 12 mesi tondi tondi).
Un amico comune della mia amica Cecilia, correggendo e dando una forma carina al mio curriculum vitae, mi propose di lavorare per lui... noon sto a dirvi il tipo di società o di lavoro ma mi pagavano bene per cui accettai.
Mi fece la proposta il 19 dicembre (ricordo ancora tutto perfettamente), ne parlai in casa dove trovai molta ostilità... Roma è di fatto distante da Venezia. Ma sta di fatto che l'8 gennaio partii alla volta della Capitale con due valigie. Pioveva. A Termini venne a prendermi la mia amica e andai a dormire da delle suore dietro casa sua, per due giorni: avevo già guardato il famoso "porta portese" e contattato una ragazza che affittava una casa.
Il 9 iniziai a lavorare e il 9 sera stesso andai a vedere la casa, che presto mi avrebbe ospitato.
Arrivai che pioveva e per tutta la settimana continuò a piovere.
Roma la vidi alla fine solo nei fine settimana: avevo trovato casa vicino al Gemelli e lavoravo all'Alessandrino... voi mi direte scema tu: ok vero ma non sapevo manco dovrei lavorato quando scesi.. hgghghghgh
E da pineta Sacchetti all'Alessanrdino ci mettevo 2 ore andare e 2 tornare... Roma la vedevo il sabato e la domenica!!!!
La magia di Roma secondo me non sta nei grandi monumenti che mostrano solo la capacità di alcuni progettisti a disegnare bei quadratoni... dicevo, la magia di Roma sta nelle piccole cose... i mercati rionali che io frequentavo il sabato mattina, la giovialità dei romani sempre pronti ad aiutare, il Quagliaro (bettola dalla ottima cucina in un posto poco sicuro di giorno, figurarsi di sera...), il giardino delle rose, il baretto degli shortini, il cornettaro in via Barletta, o quello dove vende le "sorchette con lo schizzo" dietro Porta Pia e poi chi più ne ha più ne metta....
Da brava Veneziana, non sopporto il traffico: a Roma impazzivo!!! Sotto Natale poi diventavo idrofobica.
Ma traffico a parte Roma è vibrante: ti devi adeguare a Lei. Il peggio è che è frenetica in certe cose ma in altri... ristorante... è lenta in un modo impressionante: "che fretta c'hai? riposati...".
Quella casa era bella ma troppo distante, dopo lunghe ricerche trovai una casa a Centocelle: c'era la terrazza di 30 metri quadrati!!!
Ma pure questa è un'altra storia...

mercoledì 28 maggio 2008

Refrontolo Passito

Questo dolcissimo nettare è prodotto da uve Marzemino in purezza.

Colore rosso rubino intenso con riflessi violacei, brillante, delicato profumo di frutta a bacca rossa di confettura, che ricorda l'uva passita, dal gusto morbido, di amarasca e mirtillo, strutturato al corpo.

La vendemmia è manuale, la maturazione avanzata, con appassimento cassette di legno in ambienti arieggiati ed è protratto fino a dicembre, resa 80q/ett, resa in vino 30%
L'affinamento è in recipiente di acciaio, e nn tocca legno.

Aver avuto l'occasione di assaggiralo è stata una gran bella esperienza.

L'occasione di Cantine aperte e stata solo una scusa: ci siamo mossi proprio cercando questo vino e lo abbiamo trovato.
Credo fosse il proprietario che ci ha aperto la cantina, o il figlio non so: era gentile, disponibile e preparato alle nostre domande.
Ci ha spiegato come lo fanno, come lo abbinano e poi, naturalmente, ci ha venduto un po di bottiglie... ottima spesa!!!!!

martedì 27 maggio 2008

Cantine Aperte - ovvero la strada del prosecco di Conegliano e Valdobbiadene


Sabato mi misi d'accordo con la mia amica di andare in giro per catine!!!
Domenica mattina, eroiche come poche, ci trovammo alla 10 (lei ovviamente alle 10.30 ^^) e partimmo alla volta di Conegliano.
La prima tappa è stata la colazione a Spesiano in realtà ma non conta in quanto non alcolica!
A Conegliamo abbiamo iniziato con le Cantine Collalto.
Molto belle in effetti, e pregievole il lavoro che ci sta dietro ma diciamo che a noi i loro vini sono sembrati un po' piatti e poco persistenti: premetto che abbiamo assaggiato solo i bianchi, tra cui in Prosecco Brut millesimato del 2007, un Prosecco extra-dry, un Verdisio e un Incrocio Manzoni. Oltre a tutto, appena messi in bocca i prosecchi, le bollicine erano si fini ed eleganti ma invadenti.
Per nostra fortuna abbiamo potuto fare il giro della cantina con una guida molto simpatica e abbastanza preparata.
Ovviamente non ci siamo dilungate in domande tecniche in quanto si capiva che la ragazza sapeva la favoletta e non credo si intendesse moltissimo di tecniche di vinificazione o simili.
Di bello abbiamo visto i contenitori in acciaio, che i conti Collalto per loro comodità ha preferito ordinare di sezione quadrata, per ovvi motivi di spazio. Le grandi botti di affinamento del vino erano magnifiche, imponenti Tonneaux da 500 litri circa, tenute colme .

Ci siamo poi spostate verso Refrontolo alla ricerca del marzemino passito, per motivi legislativi con il Trentino ora si chiama Refrontolo passito, per non confonderlo con il marzemino di Isera.

Premetto che c'era una non so che corsa ciclistica (da me odiate in quanto ti tengono bloccata in macchina finché l'ultimo di coda non è passato...) e le cantine non avevano esposto le insegne o le frecce con le indicazioni per come raggiungerle!!!
Sta di fatto che a Refrontolo le cantine le abbiamo trovate solo dopo pranzo, quando ci siamo tornate e abbiamo deciso di parcheggiare la macchina.

Per strada abbiamo fermato due baldi ex-giovanotti, molto simpatici, che ci hanno gentilmente indicato dove avremmo potuto trovare questo dolcissimo nettare.

Abbiamo deciso di lasciare la macchina vicino alla chiesa e ci siamo mosse a piedi verso le indicazioni suggeriteci.

Dopo una buona mezzoretta siamo arrivate in paradiso: la cantina era bella fresca, il proprietario molto simpatico e il vino delizioso....

All'andata era in discesa e ci è parsa una passeggiatina.... il ritorno in salita con i pesi delle bottiglie non è stato molto agevole ma ne è valsa davvero la pena.....

giovedì 22 maggio 2008

Alla scoperta di ristoranti veneziani ai Mercanti

Dopo le fatiche di una giornata impegnativa, con due dei miei amici di "sbronze" siamo andati a cena in un posto delizioso.
Uno dei due si era fatto prenotare il post a sua volta da un amico... a Venezia funziona così: esiste questa usanza magnifica che si chiama "voce amica", se conosci le persone giuste puoi mangiare nei posti migliori e non lasciarci un rene!!! Noi rientriamo in questa bella combriccola per cui si va a mangiare sempre molto bene.

Il ristorante è ai Mercanti

Il ristorante era in un campetto chiuso e nascosto proprio dietro San Marco, in estate c'è il plateatico: le poltroncine in rattan marrone scuro con i cuscini bianchi, i tavolini hanno bellissime tovaglie bianche coperti da grandi ombrelloni, bianchi pure quelli.
L'interno è a dir poco stupendo. Le pareti sono scure con delle elegantissime placche di metallo lavorate che nascondono il riscaldamento elettrico, un bel caminetto a gas sospeso come se fosse una tv al plasma. Ogni tavolo sebbene esposto alla vista di tutti, sembra comunque una piccola alcova.
In entrata poi, vicino al bancone, si trova un simpaticissimo tavolino con sopra appoggiati due busti vestiti di due provocanti e sfiziosissime guepierre, molto "sechisis" come diceva la sorella di una mia amica.
E' un ambiente molto rilassante, con lieve musica di sottofondo, luci smorzate (le lampade son dei bellissimi piatti di ottone/bronzo sbalzati che riflettono la luce di semplicissime appliques).
Il personale di sala sono due giovani uomini: uno il figlio dei proprietari, e l'altro un aiuto comunque molto solerte.
Premetto che il giovin signore ci conosce ma non sapeva che la prenotazione che aveva preso eravamo noi: SORPRESA!!!!
Era un mercoledì sera per cui devo ammettere fiacco, oltre a noi tre c'era un solo altro ospite: una signora straniera (spesso gli stranieri da soli che mangiano in bei ristoranti sono critici gastronomici o pubblicano guide...). In pratica il campiello era tutto nostro.
Conoscendo l'estro del nostro amico e la passione che ci mette nel parlare del suo ristorante, ci siamo affidati a lui e alla cucina per la scelta dei piatti e senza che sapessimo cosa avremmo mangiato ci ha portato un prosecchino come aperitivo.
Nell'attesa, con il prosecco ci hanno messo sul tavole un bel bicchiere a cono rovescio (presente quelli del Campari soda?) con dentro lenticchie rosse decorticate crude che sorreggevano impiantati 3 bei grissini fatti in casa.
Ma non è tutto: c'è stato il piatto di benvenuto da parte della casa... Una zuppetta calda di patate e cavolo cappuccio con due crostini di pane caldo e croccante.
Il primo antipasto era una serie di fettine di carnoso e crudo salmone, sapientemente marinato, adagiate su una mini misticanza condita con una citronette aromatizzata al Wasabi (rafano per i profani) con dei chicchi di pepe verde, e il secondo antipasto invece dei medaglioni di Cappe Sante (solo il bianco) adagiate su una crema di curcuma e cocco, e a loro volta infarinate di scagliette di cocco.
Inutile dire che ogni portata era presentata su piatti di forme diverse.
Alla volta del secondo, scoprimmo dei fiori di zucca fritti e usati come se fosse dei ravioli, contenenti orata, pure questi serviti con una leggera insalatina.
L'unica diversità tra i commensali è stato il dolce... ovviamente prima dell'arrivo del dolce, ci servirono una ciotolina di spuma di vaniglia, così, per ammazzare l'attesa!!!
Il dolce, dicevo, fu diverso per tutti noi, io ricevetti una fettina di torta alla ricotta e una porzione di gelato alla crema con le uvette malaga sotto spirito. Il mio amico, uno stranissimo semifreddo si finocchio e scorzette di lime aromatizzato al Marie Brizard (un liquore all'anice molto delicato). La mia amica invece un tripudio di mini dolcetti di cioccolato. Ovviamente tutti e tre i piatti avevano il loro vino in abbinata.
Che dire: una serata serena e tranquilla!

Poi abbiamo avuto l'onore di conoscere il creatore di tante bontà: Nadia, come ci ha detto ci chiamarla, cuoca autoditta come la definisce il figlio Simone, ma decisamente la sua classe ai fornelli supera ogni genere di auto insegnamento.

martedì 20 maggio 2008

Diario di un cuoco

- di Pietro Leemann -

In questi giorni ero senza letture.
Sono andata nella mia solita libreria e ho inziato a vagare per gli scaffali.
Di questo libro mi ha attirato la copertina con la fascia rosa shoking sopra e sotto l'immagine di tutte quelle belle ebrette e fiori. Spesso baso il mio giudizio di acquisto di un libro proprio sulla copertina e da quella passo a leggere i retrocopertina.
E' un cuoco svizzero che dopo varie esperienze lavorative si è stabilito a Milano con la famiglia e in questo libro descrive le sue ricette (che devo quanto prima provare), tutte vegetariane o simili (mi scuso non conosco la differenza tra vegetariano, vegano).
Il bello è che oltre alle ricette racconta anche le situazioni, per cui come invita la figlia a cucinare con lui.
Spesso descrive come quel particolare piatto è nato o è stato modificato.
Quando va a casa degli amici, apre subito il frigorifero e si mette a cucinare, rendendo tutti partecipi alle varie preparazioni.
E' un libro che si legge con estrema facilità, semplice e ben strutturato.
Le ricette sono divise in base alle stagioni (stagionalità dell'offerta del fruttivendolo): devo assolutamente provarne qualcuna e poi vi farò sapere.

domenica 18 maggio 2008

Erbaluce di Caluso Passito

Altra esperienza di Vinitaly: sempre con Angelo in giro per gli stand a degustare.

L' Erbaluce di Caluso passito è un vino DOC la cui produzione, consentita nelle province di Torino, Biella e Vercelli, si svolge particolarmente sulle colline intorno a Caluso, centro del Canavese in Provincia di Torino.
La denominazione corretta è Erbaluce di Caluso o Caluso e basta.

Il vitigno di produzione è l'Erbaluco in purezza (100%).

La produzione è esclusivamente di vini bianchi o passiti (appunto).

Descrizione organolettica:
  • colore: dal giallo oro all'ambrato scuro -limpidezza brillante.
  • odore: profumo delicato, caratteristico.
  • sapore: dolce, armonico, pieno e vellutato
"Erba e luce" riflettono proprio i delicati profumi di fiori di campo e di erba appena tagliata.
La versione passita si ottiene da grappoli dorati e ricchi di zuccheri, lasciati appassire sui graticci fino a frebbaio o marzo: esiste una versione riserva... per berlo dobbiamo aspettare 5 anni di affinamento in botte.
Dopo questi 5 anni sviluppa profumi di miele, confettura, frutta passita e candita. Non è dolce in modo stucchevole, anzi molto piacevole.
Noi lo abbiamo assaggiato allo stand della cooperativa produttori e sono state delle persone deliziose, carine ed affabili: mi han messo voglia di andare a trovarli....

venerdì 16 maggio 2008

Ricordi di Roma

Dopo due anni passati dal mio ritorno da Roma nel mio paesello natio, sono forse pronta a raccontarvi i miei ricordi.
Roma la vidi la prima volta, alla veneranda età di 29 anni, in una torrida estate, un fine settimana di luglio.
Ci andai per capriccio... delle amiche mi avevano invitato ma io avevo declinato in quanto aspettavo la visita di un uomo: non si fece vedere e presi il mio borsone e presi pure il primo treno per Roma.
Partivo da Padova quella volta, dove stavo lavorando per la stagione estiva in quella città. Il viaggio fu interminabile a pensare alla pazzia che avevo fatto: solo la mia amica presso la quale avrei dormito sapeva che sarei andata, credo fosse la prima volta in vita mia che facevo una biricchinata del genere.
Sono sempre stata una figlia modello, mai fatto pazzie strane... figurarsi questa: andare a Roma per due notti senza dire nulla a nessuno....
Arrivai a Termini e la mia amica mi aspettava in via Marsala: diventato poi il nostro luogo di appuntamento.
Il caldo e la stanchezza mi avevano reso euforica, strano contraddittorio ma di fatto vero: Cecilia mi fece fare il mio primo giro di Roma, o per lo meno come lo battezzò lei.
Mi portò in macchina, comoda, seduta e con aria condizionata e letteralmente mi scarrozzò per i posti visibili dal finestrino: strano concetto di fare la turista la mia amica... solo la comodità era concessa!!!
Iniziammo con il parco di Villa Borghese, Piazza del Popolo da fuori, costeggiammo il Tevere dopo Castel Sant'Angelo, (il sottopassaggio a fianco per intenderci) e poi "a destra vedi il vialone di Trastevere, ci sta un pizzettaro da urlo", e poi andammo a fare il giro del Circo Massimo, poi su per il Gianicolo... credo che la mia innata bussola interna andò a farsi friggere quella sera.
Roma si svelò calda e ospitale, il tramonto che iniziava si proiettava sui tetti che vedevo dal salotto della mia amica.
Mi è venuto voglia di raccontare di Roma grazie ad una visita in questo blog da parte di un'ospite inaspettata ma quanto mai gradita... Polinnia... grazie per la visita :)

Sta di fatto che quella visita a Roma generò una serie di eventi che mi condusse a viverci per un anno per lavoro... ma questa è un'altra storia!!!

martedì 13 maggio 2008

MAGGIO

Lavori da fare nell'orto e in giardino:

Credo che mai come maggio risvegli in me la voglia di primavera e di contatto con la natura, inizio a guardare con più affetto i vasi di fiori e piante lasciati dormire durante l'inverno, inizio addirittura a paralre ai piccoli boccioli che spuntano dai rami che credevo morti e secchi, le annaffature sono più frequenti.


ORTO
  • Semine in semenzaio: cavoli, lattughe e sedani
  • Semine in terreno: basicili, biete, cardi, carote, cetrioli, cicorie e radicchi, endivia, fagioli, lattuga, meloni, prezzemolo, rucola, scarole, spinaci, valeriana, zucche, zucchini
  • Piantagioni e trapianti; cavoli, melanzane, peperoni e pomodori
GIARDINO

  • Semine in semenzaio: Alisso, Asparago Plumoso e Sprengeri, Astro, Campanula, Colonia, Dali, Digitale, Elicriso, Garofani, Phlox, Salvia Splendens, Tagete, Verbena, Zinnia.
  • Semine in piena terra: Agerato, Amaranto, Aquilegia, Clarkia, Coleus, Convolvolo, Cosmea, Crisantemi, Elicriso, Fiordaliso, Gypsophila, Godezia, Iberis, Ipomea, Lino decorativo, Lupino, Papavero, Petunia, Phlox, Pisello odoroso, Portulaca, Primula, Salpiglossis, Zucchetta ornamentale.
  • Piantagioni e trapianti - BULBI: Acidantera, Agapantus, Amarillide, Anemone, Begonia, Culla, Ciclamino, Convallaria, Dalla, Gladiolo, Gloxina, Incarvillea, Lilium, Liatris, Montbretia, Peonia, Ranuncolo, Trigidia.
  • Prati: Agrostide, Dichondra, Gramigna, Loietto, Miscugli, Trifoglio.
IN TAVOLA

Frutta
  • Le arance sono alla fine del loro periodo migliore; questo è l'ultimo mese grazie alla qualità tardiva.
  • Le ciliegie iniziano il loro periodo da metà maggio circa e le avremo fino a luglio.
  • Le fragole le abbiamo da aprile fino ad agosto.
  • Per i kiwi e le mele la loro stagione sta finendo.
  • Le mele sono ottime, croccanti e saporite
Verdura
  • gli asparagi dominano le nostre tavole
  • la bieta insaporisce le nostre verdure cotte
  • i carciofi presentano le loro primizie (castraure in veneziano, specialmente quelle si Sant'Erasmo)
  • cipolline, fagiolini, fave (che continuano da aprile), ravanelli, insalatine novelle, spinacetti teneri, finocchi e carotine fresche sono pronte per colorate insalate
  • pomodori e pisellini freschi si presentano a colorare i banchi del mercato
Ogni volta che passo attraverso un parco (anche cittadino) la mia mente se fa più leggera e felice, penso a scene di vita campestre, con animali e bambini tutti fecili a correre.
Sarà perchè le giornate si allungano e il sole che fa capolino sempre più insistente mi mette allegria, sarà forse l'aria frizzante che mi pizzica la pelle... ma di fatto mi piace uscire a camminare e guardare cosa succede nel mondo.
La mia misera terrazza non rende giustizia ai miei sentimenti ma il mondo si prodiga per accontentarmi.

sabato 10 maggio 2008

Cena a Campalto da Massimo

Chiunque conosca un minimo Mestre, saprà che i posti dove si mangia decentemente si contano in una mano. Per carità ci sono una marea di "ristoranti" ma pochi che realmente si possano fregiare orgogliosi di questo appellativo.

Questo è addirittura a Campalto...

Sta di fatto che anni fa avevo trovato un bar dietro casa con un tipo simpaticissimo dentro: quel genere di persone che si ricorda cosa bevi dopo la seconda che ci sei passato...

Circa un annetto, e molti spritz, dopo mi disse che avrebbe chiuso: penso che la mia faccia sia talmente stata stravolta che mi offrì un Negroni... e mi disse che avrebbe rilevato la trattoria del suocero.

Fu amore a primo piatto!!!!

Diciamo che all'inizio il posto non era il massimo: parecchio kitch, con brutte tovaglie e tovaglioli di carta, e con misere salviettine umidificate al tavolo. Ma superando questi piccoli ostacoli si scopriva una cucina di prima qualità.

Premetto che è un ristorante di pesce, di altissima qualità per giunta.

Con gli anni l'ambiente è decisamente migliorato, e anche le presentazioni dei piatti hanno saputo reggere la classe della cucina: hanno iniziato a mettere tovaglie e tovaglioli di stoffa, i bicchieri sono bellissimi sia quelli da vino che i tumbler da acqua, e sono iniziate ad apparire tante piccole raffinatezze come varie bottiglie di olio (EVO ovvio), vari sali aromatizzati, e altre cose carine che non vi svelo e vi levo tutta la sorpresa.

La cucina è semplice e genuina, il pesce è sempre fresco: addirittura propongono piatti di crudo e vi assicuro che è freschissimo, l'affumicato addiruttura lo affumicano loro...

L'unico enorme neo sono le porzioni: ieri sera mi ha detto "devi ricordarti che siamo una trattoria" e di fatto ha ragione, i piatti sono davvero molto consistenti e il mio consiglio è quello di non prendere troppo ma se si è in tanti di prendere molti piatti diversi così poi si può spiluccare dal piatto dell'altro!!!

La frittura è croccante e non è unta, il lesso è appena appena scottato e saporito, le grigliate han un che di miracoloso, non saprei cosa consigliare: io stessa ogni volta chiedo a Massimo cosa mi consiglia.

Finita la cena, ci si alza da tavola con la pancia strapiena, (buoni pure i dolci e discreta la cantina), e il mio consiglio è smaltire con una passeggiata... Proprio di fronte c'è una darsena piccina, ma percorrendola tutta si arriva in laguna e in lontananza si vede Venezia... di sera è uno scenario magnifico!!!

venerdì 9 maggio 2008

Sferificazione


La sferificazione, è una tecnica della gastronomia molecolare resa famosa da Ferran Adrià, questa tecnica sfrutta la reazione dei liquidi miscelati ad alginati bagnati in soluzioni di calcio, con l’obbiettivo di creare ravioli o “caviale”(piccole palline) che avranno una textura rigida all’ esterno e liquida all’interno. Questa breve spiegazione è presa da un sito molto interessante che cerca di spiegare molto bene la tecnica e il significato dei procedimenti.

(la foto è tratta da Google, qualora il proprietario non la volesse pubblicata, basta che mi avvisi)

Da qualche tempo a questa parte, si parla molto di sferificazione e di cucina molecolare, di scomposizione dei piatti o semplicemente di innovazioni sulle presentazioni delle pietanze...


Tempo fa, sempre a Vinitaly (mi ha rovinato quella "fiera"), vidi in uno stand una serie di palline colorate...
erano sferette di Aperol.....

Ora chiunque prenda un aperitivo sa che l'Aperol è uno coloranti-gustosi degli aperitivi, a Venezia è uno di componenti dello "Spritz": ho perso il loro bigliettino da vista nel mio enorme casino!!! e mi dispiace infinitamente.

Sta di fatto che quelle cosine colorate e galleggianti mi incuriosiscono: sto immaginando un bicchiere trasparente pieno di prosecchino freddo-freddo con sopra tutte quelle palline colorate che sembrano Jelly-belly: come lo vedete come aperitivo per l'inaugurazione di una nuova casa?

Se volete scoprirlo vi invito quando avrò una casa da inaugurare.


giovedì 8 maggio 2008

Afrodita

Ovvero Racconti, ricette e altri afrodisiaci

Isabelle è una scrittrice meravigliosa, spesso rileggo le sue opere e mi danno senso di pace ma allo stesso tempo mi infondono forza... riesce a raccontare con estrema semplicità la sua vita che di semplice non ha nulla.
I lutti, le guerre civili, i golpe che investirono la sua famiglia: con i racconti della vita di tutti i giorni è riuscita a narrare le vicende di uno stato oltre che di un popolo.



.... Mi pento delle diete, dei piatti prelibati rifiutati per vanità, come mi rammarico di tutte le occasioni di fare l'amore che ho lasciato correre per occuparmi di lavoro in sospeso o per virtù puritana. Passeggiando per i giardini della memoria, scopro che i miei ricordi sono associati ai sensi....


I cinquant'anni sono come
L'ultima ora del pomeriggio,
quando il sole tramontato
ci dispone spontaneamente alla riflessione.
Nel mio caso, tuttavia,
il crepuscolo mi induce al peccato.
Forse per questo,
arrivata alla cinquantina,
medito sul mio rapporto
con il cibo e l'erotismo,
le debolezze della carne,
che più mi tentano,
anche se, a ben guardare, non sono quelle
che più ho praticato.


Io penso solo ad una cosa: il cibo è sul serio legato alla percezione dei sensi e tutto ciò che arriva al cuore passa dalla bocca, dal naso e dagli occhi!

In questo a volte penso che per esser felici potrebbe bastare "pane e cipolle", senza tante pretese: la semplicità delle piccole cose fatte assieme, ma fatte con il gusto di far piacere all'altro.

Oggi niente ricetta che non ho voglia di trascrivere pesi o misure...

Ma per un buon pane e cipolla si può procedere con l'impasto del pane o della pasta per pizza e aggiungere dentro un po di cipolle soffritte (quantità a piacere) e poi cuocere la forma desiderata in forno fino alla sua cottura... (a me piace creare dei grissini grossi e appena appena croccanti).

Una sera d'estate, dopo il tramonto, con il fresco della brezza che soffia tra le piante, un po' di candele, una bella tovaglia bianca, e una bottiglia di rosato..... ecco come mangerei io sto pane con le cipolle anche se... la tovaglia non la metterei perchè me ne starei distesa in divano con il mio uomo, ad assaporare la semplicità di questi sapori.




martedì 6 maggio 2008

una sera a cena a Venezia

Una mia amica giorno mi propose di iniziare a girare i ristoranti di Venezia...

Da buona veneziana, quando si va a "mangiare fuori" si va da amici, raramente ci si affida a ristoranti che per quanto sopraffini possano essere, non son mai come le nostre abitazioni.

Lei invece il mondo della ristorazione lo conosce bene, ha imparato a conosce anche la mia passione per la tavola, per cui abbiamo iniziato il nostro peregrinare in giro per calli e campielli.

La prima tappa è stata un ristonate di un albergo 5 stelle molto rinomato (per ovvi motivi non faccio nomi ma chi lo conosce un pochino capirà di cosa parlo dalle descrizioni).

L'ambiente è ricavato da un vecchio convento, per cui ci sono grossissimi muri in pietra, finestre ricavate in seguito molto luminose che danno senso di eternità vedendo la laguna. Molti altri accorgimenti rendono l'ambiente delizioso, sembra di varcare la soglia di un antico palazzo patrizio pur nella sua semplicità A terra ci sono tappeti antichi talmente consunti che potrebbero raccontare di innumerevoli carovane sulla via delle spezie. I mobili sono della classica arte povera veneziana in legno scuro con profumo di cera fresca appena passata sulle superfici.

La sala da pranzo è molto accogliente, con le pareti verde bottiglia chiaro molto riposante, la luce è soffusa, irradiata da uno stupendo lamparaio a soffito di Veneta Studium (chi è di Venezia conosce perfettamente) di circa un metro di diametro.
I tavolini sono tondi piccini come se fossero per la colazione e ci si accomoda in poco pratiche poltroncine a pozzetto (chi ha il culone come il mio è un po scomodo).
La magnifica e scintillante cucina è a vista e dentro ad essa due cuochi lavorano con talmente tanta calma che sembra siano in una cucina di casa.

La cena è stata a dir poco magnifica a livello di qualità di cibo (il prezzo è stato ottimo grazie ad uno sconto "voce amica"), gli alimenti hanno il loro sapore nel senso che il sale non era eccessivo e non copriva il naturale gusto del cibo. La semplicità quasi monacale della presentazione nei piatti contrastava la prorompenza della scoperta di questa giovane ma capace brigata di cucina. Il pane è fatto in casa, le spezie se le coltiva il cuoco nel giardino antistante la cucina, la posateria di sala è in argento (a me personalmente non piace il gusto dell'argento in bocca ma di certo faceva una grandissima figura).

Un unico neo è stato il comportamento del personale di sala: non sembrava inesperto ma di certo non risplende dello stesso smalto che ha ammantato la cucina. Piccoli inconvenienti hanno creato una piccilissima crepa in questa perfezione: una forchetta caduta nello sparecchiare e rimasta a terra (sul tappeto persiano) per circa 7 minuti, l'attesa della sostituzione di un bicchiere per oltre 10 minuti, i lumini che davano un punto di luce nel tavolo (monolumino di plexiglass con i fiori secchi dentro: ribrezzo), le tovaglie di una bellissima stoffa pesante e grezza ma ahimè rosa salmone. E peggio di tutto, ad un certo punto arrivò la proprietaria con degli amici... l'attenzione si è accentrata su di loro. Ora io dico, fossi stata la proprietaria e avessi visto una scena del genere non so se mi sarebbe piaciuto (nel senso di vedere i clienti passati in secondo piano, quando il cliente ha sempre ragione...).

Tuttavia i sorrisi del personale sono sempre state stampati sui volti e la cortesia non è mai mancata.

Sicuramente un posto da consigliare (in assenza della proprietà tra i commensali ovvio).

lunedì 5 maggio 2008

Ricette Immorali

Ma ditemi voi se un libro (Manuel Vasquez Montalban) che si intitola in questo modo non può che intrigare...

Ho sempre visto il mangiare come un mezzo di procurare lussuria e per sedurre, per cui quando vidi la copertina del libro sullo scaffale della libreria mi son sentita folgorata.

Il cibo va prima di tutto visto con gli occhi, assimilato con il naso e poi assaporato in bocca.

Cosa c'è di meglio del semplicissimo pane e pomodoro?

Pane scaldato e croccante bagnato dall'acqua di colatura di pomodoro.. in pratica come la nostra panzanella...

per Pepe si prepara in questo modo

Ricetta - PANE E POMODORO

pane
pomodori maturi
olio
sale

Fette di pane casereccio, con mollica, del giorno prima. Pomodori maturi tagliati a metà e sfregati sul pane dove lasciano i semi, l'acquetta e la polpa strappata dalla ruvidità del pane. Sale ben distribuito: deve essere umido.
Un filo d'olio. Prendere ogni fetta di pane con le dita dalla parte della crosta, stringerla e lasciarla poi andare in modo che l'olio si sparga liberamente.

È indispensabile che tutti gli esseri e tutti i popoli saggi della terra capiscano che pane e pomodoro è un paesaggio fondamentale dell'alimentazione umana. Piatto peccaminoso per eccellenza perché comprende e semplifica il peccato rendendolo accessibile a chiunque. Piatto peccaminoso in quanto può significare un'alternativa a tutto ciò che è trascendente, se diventa cultura della negazione. ... Ovunque e sempre.
Pane. Pomodoro. Olio. Sale.
E dopo l'amore, pane e pomodoro e un po' di salame.

bhè posso solo dire che quando stavo a Roma questa ricetta me la son rivista e corretta a mio piacimento...
Usavo il pane di Genzano (nero e profumato addirittura insignito di I.G.P) e invece del pomodoro strofinato sopra raccoglievo il "toccetto" dei pomodori conditi in insalata...
Credo che molte delle mie cene primaverili siano proprio state con questi ingrediente e irrorate di Romanella bianca frizzante.

domenica 4 maggio 2008

Sciacchetrà

E' un vino conosciuto da molti anni e da molte menti eccelse.

Da un sito ho tratto queste informazioni:
Giosuè Carducci
lo descriveva come l'essenza di tutte le ebbrezze dionisiche, Giovanni Pascoli ne richiese l'invio di poche bottiglie "in nome della letteratura italiana" Gabriele D'annunzio lo descrisse come "profondamente sensuale".

Prima di loro ne parlarono Plinio, Boccaccio, Petrarca. ....
Lo sciacchetrà è un vino passito che racconta una storia lontana, la stessa origine del suo nome deriva probabilmente da "shekar", un termine semitico molto antico indicante delle bevande fermentate.
Ma il suo successo non deriva solo dalla sua storia affascinante ma dalle sue indubbie qualità.

Io ho avuto la fortuna di assaggiarlo al Vinitaly di quest'anno.
C'ero andata con un amico, maitre di un grande albergo di Venezia, ognuno con le sue liste di vini da assaggiare...
E ce li siamo pure assaggiati (un unico rimpianto non aver trovato gli Ice Wine tedeschi).

Sta di fatto che nel pomeriggio passavamo davanti allo stand della Liguria e un cartello annunciava che nel giro di 20 minuti avrebbero aperto le degustazioni per questo gioiello liquido.

Lo Sciacchetrà è prodotto nella DOC Cinque Terre Sciacchetrà:
il vitigno che lo compone è il "bosco" per almeno il 40%, gli altri sono al 40% di "albarola" e/o "vermentino", ed è ammesso il 20% di altri bianchi,
esiste nella tipologia classica e riserva.

Finita la parte scolastica, posso solo dire che è una meraviglia assaggiare quel nettare: il colore è giallo ambrato e ricorda un topazio, il profumo è fruttato (mandorle, albicocche secche, ananas, banana), floreale e balsamico (macchia mediterranea, basilico), minelare e in fine in bocca è dolce, possente, penetrante, persistente, i profumi della frutta si sentono nel gusto, ma non è stucchevole perchè ha una certa acidità di fondo che lo bilancia.

Trovassi un uomo che mi regala una bottiglia si questa perla del mediterraneo me lo sposerei.

Pasticcio di salmone e zucchine



Non ho potuto chiamarle lasagne perchè le lasagne non ci sono in questo piatto, per cui pasticcio mi è sembrato un buon compromesso.
Ho usato al posto della pasta, il pane carasau (o carta musica).
Non chiedetemi le quantità perchè a casa mia si è sempre cucinato a occhio di conseguenza non le so.
Il salmone era un bel trancio di pancia (grassoccio) che ho lessato a vapore con un brodo vegetale (cipolla, sedano, alloro, grani di pepe rosa e la scorza di lime trattugiata, solo il verde ovvio).
Quando è stato pronto ho aspettato che si freddasse, e levato spine e pelle, che per quanto buona è nera e non mi piaceva vederla.
Le zucchine sono state tagliate e fettine sottili con il pela-patate, e saltate in padella con un po di scalogno e bagnate di tanto in tanto con un po di brodo di cottura del salmone filtrato, sale e pepe bianco, e uno spiecchietto di aglio da levare dopo.
Poi preparato una besciamella abbastanza liquida...
In una ciotola ho messo acqua a temperatura ambiente e olio extra vergine di oliva ligure (fruttato e aromatico), vi ho immerso il pane per pochissimi istanti e ho iniziato a comporre il pasticcio.
Un filo di besciamella alla base, il pane ammollato, salmone, zucchine per ogni strato e su fino ai bordi della teglia.
Un'unica particolarità di questo piatto è il sale che ho usato a crudo per ogni strato.... sale nero affumicato con legno di quercia, trovato dalla gastronomia di fiducia!!!


Come vino ho aperto un Arneis del Roero annata 2006, ma direi che anche un bell'Ansonica del Giglio ci potrebbe stare bene o anche un buon bianco dell'Etna...

il compleanno della bisnonna

Sia il caso non lo so, ma oggi ho aperto questo blog.
Sono giorni che ci penso, sono giorni che ho voglia di dire anche la mia impressione, sta di fatto che da oggi si inizia.
Il giorno del compleanno della bisnonna era l'occasione di riunirsi tutti a festeggiare, per mangiare ma soprattuto per cucinare piatti sempre diversi per stupire i presenti.
Mi ricordo sempre una tavola strapiena di cose: bicchieri, piatti, posate... mai nel semplice numero di 1 a testa... sembravano tavole di grandi pranzi.
Le nostre tavole sono sempre state imbandite suntuosamente.
Il silenzio non regnava nemmeno durante i pasti e tutti volevano sempre dire la loro su tutto.
Le digressioni erano infinite.