lunedì 30 giugno 2008

Trebbiano d'Abruzzo


Facendo un po di ricerche in google, ho scoperto molte cose carine che non avevo ancora studiato del tutto: per cui mi serve sia da post che da ripasso.


Ho comprato due bottiglie di Trebbiano in abbinata a quelle Cerasuolo, mi hanno insegnato a comprarne sempre almeno due: una potrebbe non esser ottima... e io imparo dagli insegnamenti!!!

La stessa cantina Barba produce il Trebbiano denominato "Vigna Franca":

Caratteristiche dei Vigneti:

Comune: Roseto degli Abruzzi, località Casal Thaulero.
Vigneti di S. Vito e Colle della Corte.
Superficie: circa 5 ettari
Altitudine: 100 mt sul livello del mare
Direzione: Sud-Ovest

Suolo: Alluvionale, natura limo-sabbiosa
Sistema di allevamento: Doppio guyot

Densità: 2.000 piante per ettaro
Età dei Vigneti: 6 anni
Resa media: 4 Kg per pianta
Vendemmia: Manuale, a fine settembre, con
selezione delle uve


La presenza del vitigno Trebbiano in Abruzzo vi è testimonianza sin dal XVI secolo quando Andrea Bacci, nella sua opera “De naturali vinorum historia ...” , segnala la presenza nel Fucino e nell’area Peligna di un vino ottenuto da uve Trebulanum.

Oggi il Trebbiano d’Abruzzo è ottenuto dalle uve dei vitigni Trebbiano d’Abruzzo (o Bombino bianco) e/o Trebbiano Toscano con il concorso di altri vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nel territorio della regione Abruzzo, da soli o congiuntamente fino ad un massimo del 15%.

Le uve destinate alla produzione del Trebbiano d’Abruzzo vengono ottenute unicamente da vigneti ubicati in terreni collinari o di altopiano, la cui altitudine non sia superiore ai 500 metri s.l.m. ed eccezionalmente ai 600 metri per quelli esposti a mezzogiorno.

La resa massima di uva destinata alla vinificazione non deve essere superiore a 140 q.li per ettaro mentre la gradazione alcolica minima al consumo è pari all’11,5 % vol.

Il Trebbiano è un vitigno a germogliamento medio-tardivo così come la maturazione che indicativamente va dal 20 settembre al 10 ottobre.

Esso è coltivato in Abruzzo su oltre 13.000 ettari di cui circa 4.500 iscritti all’albo dai quali si ottiene una produzione di vino Doc superiore ai 190 mila hl/anno.

Per quanto poco considerato tra i vitigni nobili, proprio in Abruzzo ha trovato un ecosistema ideale, ottenendo risultati rilevanti sia con vini giovani di buona piacevolezza sia con vini di straordinaria longevità ottenuti con la fermentazione o con la maturazione in grandi o piccole botti di rovere, (per mia fortuna il Vigna Franca non fa affinamento il legno ma solo in inox).

Presenta un colore giallo paglierino e un odore vinoso anche se gradevole e delicatamente profumato.

Una bottiglia la ho usata per un aperitivo: frittatine di erbette di campo, affettati misti (prosciutto crudo, ciauscolo, pancetta steccata, e la seconda per un primo a base di pasta all'uovo con zucchine e scampi e pistilli di zafferano: sono stati buoni tutti e due gli abbinamenti anche se il primo lo ho preferito perchè non mi ha fatto cucinare ocn il caldo di questi giorni!!!!



domenica 29 giugno 2008

Cerasuolo di Montapulciano d'Abruzzo

Giorni fa postando una ricetta ho scritto che avevo accompagnato la preparazione al Cerasuolo.
Il Cerasuolo di Montepulciano d'Abruzzo non ha un suo vero e proprio disciplinare, ma leggendo il disciplinare del Montepulciano d'Abruzzo ve ne troviamo una sezione a lui dedicata.

- Elaborazione.
Per l’elaborazione del vino di cui all’art. 1 sono consentite le pratiche enologiche conformi alle norme comunitarie e nazionali vigenti.
Se le uve di cui all’art. 2 sono vinificate in bianco ovvero in presenza della buccia per un limitato periodo di fermentazione, è concesso al vino ottenuto, in considerazione del suo caratteristico colore rosso ciliegia, l’uso in etichetta della specificazione «Cerasuolo».

- Il vino «Montepulciano d’Abruzzo» nella tipologia «Cerasuolo» puo’ essere immesso al consumo a partire dal 1° gennaio successivo all’annata di produzione delle uve.

- Il vino a D.O.C. «Montepulciano d’Abruzzo» nella tipologia «Cerasuolo», all’atto dell’immissione al consumo, deve rispondere alle seguenti caratteristiche:
colore: rossa ciliegia piu’ o meno carico;
odore: gradevole, delicatamente vinoso, fruttato, fine e intenso;
sapore: secco, morbido, armonico, delicato con retrogusto gradevolmente mandorlato;
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12,00% vol;
acidità totale minima: 4,5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 16 g/l

Questo è quanto dice di lui il disciplinare di produzione.

Di fatto io lo ho aperto 20 minuti prima di berlo perchè avevo proprio voglia di assaggiarlo non tanto per fargli prendere aria.
La bottiglia era dell'azienda Barba (come anche il Trebbiano d'Abruzzo, aperto recentemente): Colle Morino, (l'immagine è tratta da internet: non ho fatto la foto prima di stapparlo).

Decisamente è stata una scoperta e devo ringraziare il mio vinaiolo per avermi consigliato: ha superato le mie non poche ritrosie nei confronti dei rosati...
Il colore è molto brillante, il profumo ricorda la frutta fresca matura: le fragole e le marasche.
Alla prima sorsata il vino si dimostra secco, morbido, con una discreta sapidità.

Mi è piaciuto molto e credo che lo assaggerò di nuovo ma la prossima volta con degli affettati....

martedì 24 giugno 2008

Franciacorta in degustazione

Le scorse settimane hanno visto Padova come sede di una manifestazione molto interessante: il Festival del Franciacorta.
Molti ristoranti e bar si erano attrezzati a mettere in degustazione alcuni di questi vini e il culmine lo si è raggiunto con la degustazione di lunedì 16 giugno presso lo storico Caffè Pedrocchi.
Erano presenti circa 40 aziende che hanno aderito al Consorzio per la Tutela del Francicorta.
Ogni azienda aveva due tipologie diverse di vino: un Saten e un brut o un riserva in alternativa al brut.
La degustazione si è aperta alle 15 e alle 17 c'è stato il primo incontro descrittivo di queste superlative bollicine.

C'era una filastrocca molti anni fa.... Ma quante belle figlie madama dorè... e sto giro potrei parafrasare: "Ma quante belle bolle...."

- Bellavista
- Ricci Curbastro
- Uberti
- Ca' del Bosco
- Mirabella
- Monte Rossa

Queste son solo quelle che ho assaggiato.

Ovviamente mi son diretta su queste per motivazioni personali...

Monte Rossa aveva in degustazione il Cabochon Brut Millesimato: poche parole, secco, consistente, morbido con lievi aromi di tostatura... biscotto, vaniglia, frutta essiccata... in altre parole buono, pura poesia!!!!

Per Ca' del Bosco ho assaggiato il Cuveè Prestige: è stata una strana esperienza: è chiaramente trasparente, come mostra la bottiglia (sembra quasi un Cristal... non fosse per la bottiglia...) prodotto da uve Chardonnay al 75%, Pinot Bianco al 10%, Pinot nero al 15%. Si sente profumo di pasticceria, frutta bianca e lieviti.

Per la casa Uberti ho assaggiato il Saten: un Blanc de blanc (vinificazione di sole uve bianche: Chardonnay al 100%), si presenta leggero, velato, elegante, beverino e piacevole.

In casa Mirabella invece abbiamo assaggiato un Brut: altro Blanc de Blanc di uve Chardonnay. Grandi profumi di fiori bianchi, come l'acacia, profumi di mela verde, e la crosta del pane.
Un vino di grande eleganza ma con bollicine piccole e poco invadenti, lo definirei gaio e spiritoso se dovessi paragonarlo ad una persona.

Il consorzio Franciacorta sta spingendo moltissimo in pubblicità per i loro prodotti: sostengo la possibilità di bere Franciacorta a tuttopasto e non credo sia molto difficile da realizzare.
Effettivamente sono prodotti molto validi e versatili, il loro obiettivo primario è che il cliente-consumatore non chieda "uno spumante" ma che chieda "il Franciacorta" creando così un target di mercato ben specifico e individuato.
Il Franciacorta è un vino spumante generato secondo le regole del metodo classico, è prodotto con uve Chardonnay e/o Pinot bianco e/o Pinot nero e si ottiene dalla maturazione ed elaborazione per almeno 25 mesi dalla vendemmia, di cui almeno 18 mesi di lenta rifermentazione in bottiglia a contatto con i lieviti.

Per non tediarvi ulteriormente posso solo dire che ho passato una bellissima giornata con altri 3 amici, abbiamo degustato vini che si ha poco la possibilità di incontrare, inoltre la possibilità di passare assieme un pomeriggio assieme uniti dalla stessa passione, un seminario interessante... vino bianco a go-go, con bollicine e tutte italiane.....

Che volere di meglio?

lunedì 16 giugno 2008

Una nuova nave

Domenica sono stata alla Fincantieri di Marghera per il varo di una magnifica nave.



Un amico di mamma ci ha procurato un invito per la cerimonia e annessa visita alla "barca"...



Non ho molte parole a disposizione per descrivere le sensazioni: credo che le immagini possano parlare da sè...



e naturalmente, deformazione professionale, la mis en palce in uno dei ristoranti...



naturalmente queste sono solo alcune immagini ma la nave era strepitosamente lussuosa!!



sogno solo di poter fare una crociera su questa mega città galleggiate....

domenica 15 giugno 2008

Coniglio con le cipolle

Qualche settimana fa, il mio amico Marco (con il quale studio per l'esame da sommelier), mi ha portato un po' di vino che la sua famiglia produce.

Sono del Friuli e producono un buon Refosco, oltra al Picolit, un nuovo passito, e il Refosco dal Peduncolo Rosso.
Insieme al vino, in abbinata anche un bel coniglio, pronto per finire in pentola, che ho immediatamente messo in freezer (adoro il mio banco freezer) per momenti più ispirati.
Ieri sono riuscita a scoprire come cucinarlo, senza rischiare che diventasse troppo secco.
Mi son sricordata di una ricette di tanto tempo fa: in pratica si cucina il coniglio con le cipolle...
Si prende un bel coniglio, lo si fa a pezzi: per cui le coscie, le zampe anteriori, si depezza il torso a seconda della grandezza della bestia, a me piace cercare di lasciare i filettini interi.
Io cucino il coniglio e le cipolle assieme, tanto hanno entrambi un tempo di cottura simile.
Il peso delle cipolle deve esser uguale a quello del coniglio e devono esser tagliate a fettine abbastanza sottili di circa mezzo cm l'una. (di norma un coniglio pesa sui due kili e mezzo se è giovane, mentre se è un coniglio maturo può raggiungere i 4 kili con gran facilità, senza testa ovvio, ma quella compratela sempre se non vi fidate del macellaio: si sa mai che il vostro coniglio non fosse un essere miagolante fino a poco tempo prima, sono sicura che non conosciate le differenze ossee tra conigli e gatti per cui prevenire è meglio che curare).
In una bella pentola, più larga che alta, di coccio preferibilmente, in alternativa di bell'acciaio pesante (in montagna sulla stufa a legna cucino col coccio, ma a casa ho buone pentole con fondo molto spesso in acciaio), si mettono le cipolle con l'olio, il sale e un po di pepe per la cottura, e due o tre spicchi di aglio (poi lo potete levare o lasciare a seconda dei vostri gusti).
L'acqua non serve perchè in cottura il sale fa uscire l'acqua delle cipolle.
Quando si sono appena inmbiondite e hanno iniziato a dare fuori la loro acqua, si mette il coniglio leggermente infarinato, si alza la fiamma e si aspetta che il coniglio rosoli: in questo modo fa una leggerissima cristicina all'esterno che aiuterà agli umori sprigionati in cottura a non uscire troppo.
Si lascia cucinare a fuoco lentissimo tenendo la pentola coperta.
A poco dalla fine della cottura di versa un generoso bicchiere di vino bianco secco e poco aromatico (per carità no il tavernello, sennò apprezzerete solo il gusto del terta-pak), in realtà basta un semplice vino bianco da tavola, ma di buona qualità.
Quando il coniglio è cotto e le cipolle si sono un po sfaldate macinate un bel po' di pepe nero, che oltre a fornire un buon contrasto di colore da anche il suo profumo.
Come contorno ho accompagnato delle semplicissime patate al forno cotte con rosmarino e mezza foglia di alloro.
Il vino ora potrebbe creare problemi: io ho abbinato un Cerasuolo di Montapulciano d'Abruzzo, che assume una bella tinta cerasuolo, con profumi gradevoli, leggermente vinosi fruttato, fine ed intenso; il sapore è secco, morbido, armonico, delicato con retrogusto mandorlato.
E' stata un po una scommessa ma devo dire che mi ha dato buone soddisfazioni.

lunedì 9 giugno 2008

Arneis DOCG Roero

Eccoci dunque alla descrizione di un'altra mia scoperta di Vinitaly 2008.
Sempre d'accordo con il mio compagno di bevute siamo andati allo stand del piemonte: io non riuscivo ancora a distinguere la mineralità di un vito e a lui è venuta la geniale idea di farmi assaggiare un buon esempio di questo carattere.
Gira che ti rigira e non troviamo: dobbiamo chiedere e ci hanno indicato un produttore molto valido: ci ha aperto bottiglie diverse e ha risposto a tutte le nostre domande con estrema chiarezza e semplicità.

Ovviamente, quando son tornata a casa ho ripreso in mano il libro e studiato bene il paragarfo in questione.

Mi son cercata in internet il disciplinare di produzione e lo ho trovato qui.


Il vino Roero (Roero rosso, Roero Arneis, Roero Arneis spumante) viene prodotto nella zona omonima, in provincia di Cuneo (Piemonte), a nord di Alba. sulle assolate colline che guardano il Tanaro.
La zona comprende molti comuni che non vi elenco.

Sono ammesse due tipologie di Roero:
- Roero;
- Roero riserva.

La denominazione "Roero" senza altra specificazione è riservata ai vini rossi ottenuti dalle uve provenienti dai vigneti aventi nell'ambito aziendale composte in percentuale di:

vitigno Nebbiolo da 95 a 98%;
vitigno Arneis da 2 a 5%

La denominazione "Roero Arneis" è riservata al vino bianco ottenuto dalle uve provenienti dai vigneti costituiti esclusivamente dal vitigno Arneis.

Tale denominazione prevede le seguenti tipologie:
- Roero Arneis;
- Roero Arneis spumante.

La famosa mineralità che decantavo è data dal terreno pricipalmente sabbioso e calcareo.

Presenta un bel colore giallo paglierino molto intenso, al naso presenta note di frutta e polpa gialla (si notano distinte la pesca e la pera, e frutti tropicali), si averte un sentore floreale di fiori di acacia. In bocca ha un attacco morbido, persistente, con un finale sapido e minerale caratteristico dei terreni sabbiosi del Roero.

Temperatura di servizio: 12°C

giovedì 5 giugno 2008

Zahtar


Un mesetto fa circa, mamma è stata in Israele per un convegno... da quel tempo son diventata Zahtar-dipendente: lo metto ovunque che sia carne o pesce, pasta o verdura, insalate o risotti, pure sul pane con olio e basta...

Secondo Wikipedia lo zattar o zahtar (dall'Arabo زعتر Za'atar e dall'Armeno զահթար) è una miscela di spezie originaria del medio oriente. Il termine arabo za'atar si riferisce ad alcune piante locali della famiglia delle Lamiaceae, tra le quali Maggiorana , Origano e Timo , Sommacco


La zattar è una mistura di spezie tradizionalmente composta da timo, sesamo e sale. Ma può anche includere origano, cumino, semi di finocchio, santoreggia, maggiorana, sommacco, issopo. Come per molte miscele orientali di spezie ogni famiglia ha la ricetta. Si conserva sott'olio, sotto sale, o fatta essiccare al sole.


Ho provato a rifarla e non c'è male anche se alla fine quella originale mi sa che dovrò farmela procurare dal primo viaggiatore che si imbarca per il medio-oriente... o chiunque di voi lo conosca, o sappia dove lo vendono o me lo potesse procurare: FATEVI VIVI!!!!



martedì 3 giugno 2008

Aneto


Anethum graveolens L.


  • Pianta annuale
  • Gambo: lungo dai 60 a 150 cm,
  • Fioritura : germogli terminali con fiori giallo verdastro profumati
  • Foglie ritagliate, fini e filiformi.
  • Semi : piccoli (2,5mg), ovali, appiattiti a coste preminenti, di colore bruno, si scindono in due parti una volta raggiunta la maturazione in agosto-settembre.
Presente fusti eretti alti fino a 100 cm. Le foglie, alterne, pinnate, blu-verdi, hanno la lamina divisa in lacinie filiformi. I piccoli fiori gialli sono riuniti in infiorescenze ad ombrelle di 15-30 raggi. I frutti (detti semi) sono degli acheni scanalati.

Si semina in primavera direttamente all'aperto, utilizzando seme fresco, su terreno fresco e in luogo soleggiato. Diradare se le piantine sono troppo fitte. Annaffiare periodicamente e liberare il terreno dalle infestanti.

Le foglie possono essere raccolte e consumate fresche durante tutto il periodo vegetativo. Se si vogliono conservare essiccate basta tagliare le piante quando i frutti sono quasi maturi e farle essiccare all'ombra. Batterle poi delicatamente per raccogliere i frutti maturi. Le foglie fresche vengono tritate e insaporiscono minestre, patate lessate, piatti di pesce, uova, formaggi freschi; quelle essiccate hanno un aroma più tenue e si usano sempre a fine cottura. Famoso é l'aceto di aneto che si ottiene ponendo a macerare i capolini o i semi.


Io lo associo sempre ai cetrioli sottaceto tedeschi: in internet ho trovato una ricetta molto simile..

CETRIOLI SOTT'ACETO

  • 1 ks di cetriolini
  • 1/2 lt. di aceto
  • 50 gr. di sale
  • 1 cucchiaio di zucchero
  • 1 rametto di aneto

I cetrioli da utilizzare dovranno essere freschissimi.
Distribuiscili su un piatto piano, a strati, ricoprendo ogni strato con il sale e lasciali riposare sette, otto ore.
Trascorso questo tempo strizzali. Fai bollire l'aceto con lo zucchero e gli aromi indicati per almeno tre minuti, poi uniscici i cetrioli. Lascia cuocere ancora due minuti (a fiamma bassa) poi metti tutto il contenuto nei vasetti di vetro. Nel caso i cetrioli rimanessero scoperti aggiungere altro aceto fino a coprirli completamente.

lunedì 2 giugno 2008

Il futuro del Brunello-Cabernello?

Proprio durante Vinitaly è scoppiato lo scandalo del Brunello di Montalcino, DOCG direi quasi mitica della Toscana, che ha subito un enorme danno d'immagine.
In pratica, alcuni produttori di Brunello, per sopperire alla grandissima richiesta del loro vino, hanno pensato bene di tagliarlo aggiungendo uve Cabernet: il Brunello da disciplinare prevede solo Sangiovese Grosso al 100%.
Il discoplinare prevede anche una resa massima per ettero.
Ad esempio: se un anno io produco di più del consentito dal disciplinare... il surplus o va "declassato" con denominazione DOC o addirittura IGT. Implica che se siamo una annata ottima.. potremo aver la fortuna di comprare un Brunello che però si chiama IGT Toscano di Sangiovese grosso... che costa meno ma è un Brunello in tutto e per tutto.... CERCATELO ^^

Il problema invece è quando accade l'inverso.... abbiamo un'annata discreta ma non raggiungiamo una quantità decente da commerciare: si è aggiunto altro tipo di vitigno per tagliare ed aumentare la resa !!!!

Nelle DOC vicine il Cabernet è ammesso nella produzione ma nel Brunello proprio no.
Il bello di esser in zona DOCG è che ti garantisce la produzione di vini di altissima qualità, per i consumatori ovvio, e grandi introiti, per i produttori ovvio.
Quando poi si ha una DOCG così di classe e pubblicizzata, c'è il risvolto della medaglia di dover sempre e costantemente mantenere gli standard....
Per cui, oltre alla qualità si deve mantenere elevata anche la quantità... che purtroppo non sempre hanno una accoppiata ideale!
Il problema è che spesso compriamo o esigiamo di comprare un vino perchè guardiamo l'etichetta, senza pensare che dietro c'è duro lavoro, spesso mal tempo, muffe, umidità, rese annuali basse... che di certo non garantiscono lo standard di quel vino stesso.
Di fatto il disciplinare prevede anche la quantità massima di produzione: ossia la resa per ettero. Se un anno le use rendono meno... si deve sopperire in altri modi se non si vuole produrre meno e non aggradere il mercato.
Sta di fatto che l'America (maggiore importatore di Brunello) ora ci ha limitato l'esportazione verso il loro paese, ossia, vogliono una certificazione di qualità che il vino contenuto, nelle bottiglie che comprano, sia Brunello di solo Sangiovese grosso, e non tagliato: i vari ambasciatori ora stanno discutendo e chissà che ne uscirà...
Nel frattempo, anche se negativa, il Brunello si è conquistato ancora pubblicità che di certo non ne bloccherà la produzione.
Il 13 maggio, grazie a Dio, il disciplinare è stato riconfermato: come dire buon cavallo non muore mai!!!
Ora speriamo che le nostre menti si adeguino e rispettino il disciplinare e il lavoro dei produttori.
E come sempre la Francia resta a guardare e ride sorniona dimenticando però, che pure loro ebbero dei bei tracolli in fattore enologico.
Nel lontano-vicino 1973, i produttori del bordolose, per far fronte alla domanda del mercato, iniziarono a tagliare i loro vini con aggiunte di vitigni vicini, non ammessi nel disciplinare (come è bello poter dire "corsi e ricorsi storici" grazie al buon vecchio Giambattista Vico).
Ora io dico: non chiamiamolo Cabernello come qualcuno ha osato appellarlo, a tutti capita di dover scendere a compromessi, basta sapere il danno a cui si va incontro e il motivo per cui lo si fa!
Credo che si debba esser coerenti con le nostre scelte: ora sappiamo che un disciplianre esiste e lo si deve rispettare.
Forse, e sottolineo forse, capiremo che non sempre dovremo pretendere di trovare una continua fornitura di vino pregiato, oltre che estremamente "buono", per cui sarà il caso di capire che se non lo troviamo è solo perchè quei produttori hanno voluto rispettare gli standard di qualità e sicurezza dettati del disciplinare.
E come chiosa finale, aggiungo un commento acido... perchè dobbiamo lasciare che gli americani decidano sulle nostre produzioni? Proprio loro che ci han regalato la Fillossera? Cioè, non gli è bastato regalarci questo enorme flagello e ora si permettono anche di giudicare la nostra quantità di produzione, costringendo i produttori a rispettare standard sempre più alti?

domenica 1 giugno 2008

GIUGNO

Ormai le giornate si sono allungate e le notti iniziano ad esser il solo sollievo di frescura naturale che abbiamo a disposizione.

Per combattere il caldo o iniziamo a bere come un lavandino oppure combattiamo con le armi naturali che ci vengono fornite dalla frutta e dalla verdura.




Come il mese scorso pure per giugno ho pensato che sarebbe stato utile scoprire che frutta e che verdura ci troveremo sulle nostre tavole.

Quando penso a giugno mi viene in mente un bel cestino di ciliegie o a una ciotola di melone a pezzettini da sbocconcellare in una calda sera.



Lavori da fare nell'orto e in giardino:

Orto


Semine in semenzaio: cavoli
Semine in piena terra: basilico, bieta, carote, cetrioli, cicorie e radicchi, endivia, fagioli, lattughe, porro, prezzemolo, rucola, scarole, zucchine
Piantagioni e trapianti: melanzane, peperoni, sedani


Giardino

Semine in semenzaio: per le annuali, AlteaMargherita, Bocca di leone, Digitale, Margheritina, Piretro
Semine in piena terra: Astro, Bella di giorno, Calendula, Petunia, Phlox, Zinnia
Prati: Dichondra Repens, Gramigna

In tavola

Verdura

aglio, asparagi, bietola, carota, cetriolo, cicoria, cipolla, fagiolini, fave, fiori di zucca, lattuga, tutte le insalatine da taglio, patate novelle, ortica, pomodoro, piselli, rabarbaro, ravanello, rucola, sedano, tarassaco, zucchina.

Frutta

albicocca, amarena, ciliegia, fragola, melone, mora di gelso, nespola del giappone, pera, prugna, pesca, pesca noce, lampone, ribes, uva spina.




Oltre ad aver la possibilità di trovare frutta fresca non sarebbe male anche iniziare a pensare alla conserve per l'inverno.
Iniziare a preparare qualche vasetto di marmellata di fragole.. di melone.. di ciliegie... oppure conserve salate.. cetrioli sott'aceto... fagiolini conditi..
In pratica con poca fatica potremmo crearci una colorata e saporita dispensa!!!