giovedì 22 maggio 2008

Alla scoperta di ristoranti veneziani ai Mercanti

Dopo le fatiche di una giornata impegnativa, con due dei miei amici di "sbronze" siamo andati a cena in un posto delizioso.
Uno dei due si era fatto prenotare il post a sua volta da un amico... a Venezia funziona così: esiste questa usanza magnifica che si chiama "voce amica", se conosci le persone giuste puoi mangiare nei posti migliori e non lasciarci un rene!!! Noi rientriamo in questa bella combriccola per cui si va a mangiare sempre molto bene.

Il ristorante è ai Mercanti

Il ristorante era in un campetto chiuso e nascosto proprio dietro San Marco, in estate c'è il plateatico: le poltroncine in rattan marrone scuro con i cuscini bianchi, i tavolini hanno bellissime tovaglie bianche coperti da grandi ombrelloni, bianchi pure quelli.
L'interno è a dir poco stupendo. Le pareti sono scure con delle elegantissime placche di metallo lavorate che nascondono il riscaldamento elettrico, un bel caminetto a gas sospeso come se fosse una tv al plasma. Ogni tavolo sebbene esposto alla vista di tutti, sembra comunque una piccola alcova.
In entrata poi, vicino al bancone, si trova un simpaticissimo tavolino con sopra appoggiati due busti vestiti di due provocanti e sfiziosissime guepierre, molto "sechisis" come diceva la sorella di una mia amica.
E' un ambiente molto rilassante, con lieve musica di sottofondo, luci smorzate (le lampade son dei bellissimi piatti di ottone/bronzo sbalzati che riflettono la luce di semplicissime appliques).
Il personale di sala sono due giovani uomini: uno il figlio dei proprietari, e l'altro un aiuto comunque molto solerte.
Premetto che il giovin signore ci conosce ma non sapeva che la prenotazione che aveva preso eravamo noi: SORPRESA!!!!
Era un mercoledì sera per cui devo ammettere fiacco, oltre a noi tre c'era un solo altro ospite: una signora straniera (spesso gli stranieri da soli che mangiano in bei ristoranti sono critici gastronomici o pubblicano guide...). In pratica il campiello era tutto nostro.
Conoscendo l'estro del nostro amico e la passione che ci mette nel parlare del suo ristorante, ci siamo affidati a lui e alla cucina per la scelta dei piatti e senza che sapessimo cosa avremmo mangiato ci ha portato un prosecchino come aperitivo.
Nell'attesa, con il prosecco ci hanno messo sul tavole un bel bicchiere a cono rovescio (presente quelli del Campari soda?) con dentro lenticchie rosse decorticate crude che sorreggevano impiantati 3 bei grissini fatti in casa.
Ma non è tutto: c'è stato il piatto di benvenuto da parte della casa... Una zuppetta calda di patate e cavolo cappuccio con due crostini di pane caldo e croccante.
Il primo antipasto era una serie di fettine di carnoso e crudo salmone, sapientemente marinato, adagiate su una mini misticanza condita con una citronette aromatizzata al Wasabi (rafano per i profani) con dei chicchi di pepe verde, e il secondo antipasto invece dei medaglioni di Cappe Sante (solo il bianco) adagiate su una crema di curcuma e cocco, e a loro volta infarinate di scagliette di cocco.
Inutile dire che ogni portata era presentata su piatti di forme diverse.
Alla volta del secondo, scoprimmo dei fiori di zucca fritti e usati come se fosse dei ravioli, contenenti orata, pure questi serviti con una leggera insalatina.
L'unica diversità tra i commensali è stato il dolce... ovviamente prima dell'arrivo del dolce, ci servirono una ciotolina di spuma di vaniglia, così, per ammazzare l'attesa!!!
Il dolce, dicevo, fu diverso per tutti noi, io ricevetti una fettina di torta alla ricotta e una porzione di gelato alla crema con le uvette malaga sotto spirito. Il mio amico, uno stranissimo semifreddo si finocchio e scorzette di lime aromatizzato al Marie Brizard (un liquore all'anice molto delicato). La mia amica invece un tripudio di mini dolcetti di cioccolato. Ovviamente tutti e tre i piatti avevano il loro vino in abbinata.
Che dire: una serata serena e tranquilla!

Poi abbiamo avuto l'onore di conoscere il creatore di tante bontà: Nadia, come ci ha detto ci chiamarla, cuoca autoditta come la definisce il figlio Simone, ma decisamente la sua classe ai fornelli supera ogni genere di auto insegnamento.

2 commenti:

Polinnia ha detto...

ehi quando adrò a Venezia dovrò conoscere qualcuno per trovare un ristorantino così?! non cooscevo questa usanza! che bella serata, e che bontà!

Unknown ha detto...

Letto solo ora, scusa,

si si a Venezia si usa sul serio così.. c'è una rete di amicizie che ti porta a cena in posti fantastici dove a volte c'è un forte sconto :)

beati noi veneziani :)