martedì 6 maggio 2008

una sera a cena a Venezia

Una mia amica giorno mi propose di iniziare a girare i ristoranti di Venezia...

Da buona veneziana, quando si va a "mangiare fuori" si va da amici, raramente ci si affida a ristoranti che per quanto sopraffini possano essere, non son mai come le nostre abitazioni.

Lei invece il mondo della ristorazione lo conosce bene, ha imparato a conosce anche la mia passione per la tavola, per cui abbiamo iniziato il nostro peregrinare in giro per calli e campielli.

La prima tappa è stata un ristonate di un albergo 5 stelle molto rinomato (per ovvi motivi non faccio nomi ma chi lo conosce un pochino capirà di cosa parlo dalle descrizioni).

L'ambiente è ricavato da un vecchio convento, per cui ci sono grossissimi muri in pietra, finestre ricavate in seguito molto luminose che danno senso di eternità vedendo la laguna. Molti altri accorgimenti rendono l'ambiente delizioso, sembra di varcare la soglia di un antico palazzo patrizio pur nella sua semplicità A terra ci sono tappeti antichi talmente consunti che potrebbero raccontare di innumerevoli carovane sulla via delle spezie. I mobili sono della classica arte povera veneziana in legno scuro con profumo di cera fresca appena passata sulle superfici.

La sala da pranzo è molto accogliente, con le pareti verde bottiglia chiaro molto riposante, la luce è soffusa, irradiata da uno stupendo lamparaio a soffito di Veneta Studium (chi è di Venezia conosce perfettamente) di circa un metro di diametro.
I tavolini sono tondi piccini come se fossero per la colazione e ci si accomoda in poco pratiche poltroncine a pozzetto (chi ha il culone come il mio è un po scomodo).
La magnifica e scintillante cucina è a vista e dentro ad essa due cuochi lavorano con talmente tanta calma che sembra siano in una cucina di casa.

La cena è stata a dir poco magnifica a livello di qualità di cibo (il prezzo è stato ottimo grazie ad uno sconto "voce amica"), gli alimenti hanno il loro sapore nel senso che il sale non era eccessivo e non copriva il naturale gusto del cibo. La semplicità quasi monacale della presentazione nei piatti contrastava la prorompenza della scoperta di questa giovane ma capace brigata di cucina. Il pane è fatto in casa, le spezie se le coltiva il cuoco nel giardino antistante la cucina, la posateria di sala è in argento (a me personalmente non piace il gusto dell'argento in bocca ma di certo faceva una grandissima figura).

Un unico neo è stato il comportamento del personale di sala: non sembrava inesperto ma di certo non risplende dello stesso smalto che ha ammantato la cucina. Piccoli inconvenienti hanno creato una piccilissima crepa in questa perfezione: una forchetta caduta nello sparecchiare e rimasta a terra (sul tappeto persiano) per circa 7 minuti, l'attesa della sostituzione di un bicchiere per oltre 10 minuti, i lumini che davano un punto di luce nel tavolo (monolumino di plexiglass con i fiori secchi dentro: ribrezzo), le tovaglie di una bellissima stoffa pesante e grezza ma ahimè rosa salmone. E peggio di tutto, ad un certo punto arrivò la proprietaria con degli amici... l'attenzione si è accentrata su di loro. Ora io dico, fossi stata la proprietaria e avessi visto una scena del genere non so se mi sarebbe piaciuto (nel senso di vedere i clienti passati in secondo piano, quando il cliente ha sempre ragione...).

Tuttavia i sorrisi del personale sono sempre state stampati sui volti e la cortesia non è mai mancata.

Sicuramente un posto da consigliare (in assenza della proprietà tra i commensali ovvio).

1 commento:

hotel venezia ha detto...

Sono contento che tu riuscito a godere della cena! Complimenti!